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" San Pio da Pietrelcina "

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padre pio esumazione bannerQuesta sezione del sito è dedicata all'esumazione del corpo di San Pio da Pietrelcina, avvenuta il 2 marzo 2008.  Troverai foto, video e racconti di quella notte ricca di emozioni.

Era nell'aria già da qualche tempo, quando il 6 gennaio 2008 durante la messa nel santuario di Santa Maria delle Grazie dal vescovo della Diocesi di Manfredonia-Vieste-San Giovanni Rotondo, monsignor Domenico Umberto D'Ambrosio diede la conferma dell’evento della esumazione, ricognizione canonica ed ostensione del corpo di San Pio da Pietrelcina.

Il 28 febbraio 2008, dopo aver ottenuto il ‘nulla osta’ della Congregazione delle Cause dei Santi, venivano costituiti, mediante un decreto dell’Arcivescovo di Manfredonia-Vieste-San Giovanni Rotondo, il Tribunale ecclesiastico e la Commissione dei periti, per dare il via alle fasi dell’esumazione e della ricognizione canonica.

Il Tribunale istituito per l'occasione dall'arcivescovo di Manfredonia-Vieste-San Giovanni Rotondo, mons. Domenico Umberto D'Ambrosio, delegato della Santa Sede per il Santuario e le Opere di Padre Pio veniva presieduto dallo stesso Presule ed è composto da: fr. Francesco Colacelli, sacerdote cappuccino, con il ruolo di delegato dell'Arcivescovo; don Michele Nasuti, del clero diocesano, con l'incarico di promotore di giustizia, e fr. Francesco Dileo, come notaio attuario. La loro nomina è contenuta in un decreto di mons. D'Ambrosio, firmato in mattinata e letto durante la stessa serata del 28 febbraio dal cancelliere della Curia di Manfredonia-Vieste-San Giovanni Rotondo, don Matteo Tavano. Con lo stesso documento è stata nominata anche la commissione dei periti per l'esumazione e la ricognizione canonica: Orazio Pennelli (medico legale, sovrintendente e direttore dell'area sanitaria della Fondazione "Istituto San Raffaele G. Giglio" di Cefalù), Luigi Pacilli (specializzato in Igiene, Medicina preventiva e Statistica sanitaria, direttore sanitario di Casa Sollievo della Sofferenza), Nicola Silvestri (medico legale, direttore sanitario della ASL di Barletta-Andria-Trani), Michele Bisceglia (anatomo patologo di Casa Sollievo della Sofferenza) e Nazzareno Gabrielli (perito del Vicariato di Roma per la conservazione dei santi, biochimico in servizio presso la Santa Sede, che ha già trattato i corpi di numerosi santi e beati, tra cui i papi Giovanni XXIII, Pio IX, Pio X; don Orione; i coniugi Beltrame-Quattrocchi; Chiara d'Assisi; Giovanni della Croce e Francesca Saverio Cabrini). A loro si affiancavano, per le incombenze materiali: Giovanni Di Modugno, Vincenzo Masciaveo, Nunzio Ladogana, Matteo Marinano, Raffaele Mischitelli e i fratelli Giovanni, Michele e Antonio Valerio.

Dopo la lettura del decreto tutti i nominati giuravano fedeltà sul Vangelo per gli adempimenti inerenti l'esumazione e la ricognizione canonica delle spoglia mortali di San Pio da Pietrelcina.

A questo punto, l'Arcivescovo D'Ambrosio chiamava cinque testimoni della sepoltura di Padre Pio, avvenuta alle 22,30 del 26 settembre 1968: l'ufficiale sanitario dell'epoca, Dr. Giovanni Grifa; i muratori Gennaro Ricciardi e Domenico Perno; gli stagnini Antonio e Matteo De Bonis. A loro mons. D'Ambrosio ha chiesto l'assicurazione di aver trovato il sepolcro nelle stesse condizioni in cui è stato lasciato dopo la tumulazione. La loro risposta affermativa è stata, poi, confermata con giuramento sul Vangelo.

Al termine della serata veniva rimosso il blocco monolitico di marmo verde che sovrastava la tomba di Padre Pio, con l’ausilio di quattro binde e di sei rulli di teflon. Infine veniva rimosso il gradino di marmo rosa sottostante, lasciando a vista uno strato di sabbia bianca.

La breve cerimonia del 28 febbraio si concludeva con la benedizione dell’Arcivescovo, il canto della “Salve Regina” e la lettura del verbale, controfirmato da quattro testimoni: il ministro provinciale della Provincia religiosa “Sant’Angelo e Padre Pio” dei Frati Minori Cappuccini fr. Aldo Broccato, il guardiano del Convento di San Giovanni Rotondo fr. Carlo Maria Laborde, il commissario della Città di San Giovanni Rotondo Michele Di Bari e il sindaco di Pietrelcina Gennaro Fusco.

La sera del 2 marzo veniva esumato il corpo di San Pio, sotto lo sguardo commosso dei suoi Confratelli, di alcuni eccellentissimi Vescovi, delle autorità civili e militari, dei suoi pronipoti e di una rappresentanza del popolo di Dio.

Più lunga è stata, invece, la liturgia della sera del 2 marzo, cominciata alle ore 22,00. All’inizio della Celebrazione dell’Ufficio delle Letture, presieduta da mons. D’Ambrosio, sono stati letti il Rescritto della Congregazione delle Cause dei Santi, il Decreto dell’Arcivescovo e l’autorizzazione dell’autorità civile.

Quindi ha preso la parola fr. Aldo Broccato per spiegare che l’esumazione e la ricognizione canonica esprimono «in primo luogo i sentimenti di profonda umanità che la nostra Provincia nutre da sempre verso questo suo figlio illustre che tanto ha amato la Provincia e tanto ha offerto e sofferto per essa». «Questo evento – ha proseguito il Ministro Provinciale – manifesti sempre più il segno della nostra fede nella comunione dei santi, nella risurrezione della carne e nella vita eterna. Infatti la riesumazione del corpo di san Pio, mentre ci fa guardare da vicino le sue spoglie mortali, pur preziose e care al nostro cuore di uomini, devoti e confratelli, deve spronarci ad alzare lo sguardo verso l’alto, verso la luce della vita di Dio che in Cristo si è manifestata nella sua morte e risurrezione».

Dopo la lettura di un brano della prima lettera di san Pietro apostolo e di uno stralcio di due lettere di Padre Pio in cui descrive la trasverberazione e la stimmatizzazione del 1918, il Pastore diocesano ha tenuto una breve riflessione sul significato dell’evento. «Questo gesto – ha spiegato – si fa preghiera di lode e rendimento di grazie a Dio tre volte santo per averci donato nel suo Servo fedele una ulteriore manifestazione del mistero della croce». «Il gesto della ricognizione canonica – ha aggiunto – in risposta a una corale e circostanziata richiesta inoltrata alla Congregazione delle Cause dei Santi dal postulatore generale dell’Ordine, fra Florio Tessari, su richiesta del ministro provinciale, fra Aldo Broccato, con la mia convinta adesione e parere favorevole: è il punto di arrivo di una meditata e prolungata riflessione; rientra nella collaudata e secolare prassi della Chiesa; risponde alla storica responsabilità di garantire, attraverso appropriate procedure, una prolungata conservazione del corpo del nostro Santo per permettere anche alle generazioni che verranno la possibilità di venerare e custodire le sue reliquie».

Subito dopo sono state rimosse le quattro traversine di cemento poste a copertura del sepolcro su cui era incisa la data della tumulazione (26/9/1968) e otto frati, alle ore 23,19, hanno estratto la triplice bara, di metallo, legno e zinco, posizionandola nell’area est della cripta. Il compito è stato affidato a fr. Mauro Jöhri (ministro generale dell’Ordine dei Frati Minori Cappuccini), fr. Aldo Broccato, fr. Francesco Colacelli, fr. Francesco Dileo, fr. Francesco Langi (definitore provinciale), fr. Carlo Maria Laborde (guardiano del Convento di San Giovanni Rotondo), fr. Mariano Di Vito (componente della commissione dei frati per la ricognizione) e fr. GianMaria Di Giorgio (definitore provinciale).

Dinanzi alla bara mons. D’Ambrosio, insieme al Promotore di Giustizia e al Notaio Attuario hanno controllato l’integrità dei sei sigilli apposti la sera del 26 settembre 1968, prima di romperli e rimuoverli. Alle ore 23,30 il Presule, il Ministro Generale e il Ministro Provinciale hanno aperto il coperchio consentendo all’Arcivescovo, ai componenti del Tribunale e ai periti di formarsi una prima, sommaria idea sulle condizioni del corpo, poiché la lastra di vetro che lo ricopriva era appannata. Il Pastore diocesano ha, quindi, incensato le reliquie al canto del “Te Deum”.

Successivamente, mentre i presenti cantavano le Litanie dei Santi, don Michele Nasuti, fr. Francesco Dileo, fr. Francesco Colacelli e mons. Domenico Umberto D’Ambrosio hanno accompagnato la bara in un ambiente appositamente preparato per il trattamento delle spoglie mortali di san Pio da Pietrelcina, dove i periti hanno effettuato una prima ispezione, riscontrando che «il cranio e gli arti superiori sono in parte scheletriti. Le restanti parti presentano i tegumenti adesi ai piani sottostanti e molto umidi, ma suscettibili di trattamento conservativo». In pratica, ha spiegato l’Arcivescovo, quando è avvenuta la sepoltura «l’intonaco era molto fresco e ha trasmesso un’eccessiva umidità».

Alla cerimonia sono intervenuti, tra gli altri, tutti i parenti di Padre Pio. C’erano gli otto figli dell’unica nipote vivente del Santo, Pia Forgione: Maria Giuseppa, Alfonso, Rachele, Orazio, Maria Pia, Tarcisia, Michele e Pio. C’era anche Pio Masone, nipote di Felicita Forgione, sorella di Padre Pio . Hanno partecipato anche Consiglia De Martino, la donna di Salerno guarita per intercessione di Padre Pio dalla rottura traumatica del dotto toracico, il cui miracolo è servito alla beatificazione del Cappuccino di Pietrelcina, e Matteo Pio Colella, il ragazzo di San Giovanni Rotondo affetto da una sindrome multiorgano scatenata da una meningite, la cui guarigione scientificamente inspiegabile è stata dichiarata “miracolo” per la canonizzazione.

Tra le autorità religiose erano presenti: mons. Francesco Pio Tamburino, arcivescovo metropolita di Foggia – Bovino; mons. Andrea Mugione, arcivescovo metropolita di Benevento; mons. Domenico Cornacchia, vescovo di Lucera – Troia; mons. Antonio Santucci, vescovo emerito di Trivento, mons. Juan Rodolfo Laise, vescovo emerito di San Luis (in Argentina), il vicario generale dell’Ordine dei Frati Cappuccini, fr. Felice Cangelosi e tutto il Definitorio Generale.

Prima della benedizione finale e dell’inno a Padre Pio ha preso la parola il Ministro Generale dei Cappuccini che ha voluto benedire «il Signore Dio» per «le spoglie mortali» di Padre Pio «che furono ritenute degne di portare i segni del Cristo crocifisso».

Comunicazione ufficiale di Sua Eccellenza Mons. Domenico D'Ambrosio

Ai Direttori Spirituali e Capigruppo
dei Gruppi di Preghiera di S.Pio
Loro Sedi

Carissimi,


in questo Nuovo Anno 2008, 40° Anniversario del transito di San Pio e 90° della sua Stigmatizzazione, ci saranno tanti momenti significativi per ricordare tali eventi.
Primo fra tutti, come avrete già appreso dai "media", la esumazione e la ricognizione canonica del corpo del nostro Fondatore San Pio da Pietrelcina per verificarne lo stato e per effettuare tutte le procedure idonee a garantire le ottimali condizioni di conservazione dando così la possibilità alle generazioni che verranno di venerare le spoglie mortali di San Pio da Pietrelcina. Il corpo del Santo verrà esposto alla pubblica venerazione a partire dal 24 aprile, quando saranno terminate tutte le procedure previste dalle normative canoniche e dalle indicazioni delle scienze mediche. L’annunzio gioioso della ricognizione canonica di San Pio da Pietrelcina, accolto con commozione dai "veri" devoti e figli spirituali del Padre, e atteso come evento di preghiera ha suscitato, però, non poche polemiche riportate dai quotidiani e dalla TV. I laici, per loro natura, non hanno competenza in una materia così speciale riservata alla Saggezza della Chiesa che è Madre e Maestra. La ricognizione del corpo del Santo è un atto di Amore, di devozione e di tenerezza. Non è una profanazione. I Gruppi di Preghiera in quella fedeltà alla Chiesa devono sentirsi amati e guidati dalla gerarchia ecclesiastica che non fa nulla né contro i corpi dei Santi, né contro i fedeli. Il vedere il corpo di un Santo non è fede immatura. Questo evento deve essere di grande gioia ai pellegrini, deve essere un vero cammino spirituale che serve a rafforzare la propria fede.
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Tutti i figli devoti di San Pio, ed in modo particolare gli aderenti ai Gruppi di Preghiera, devono farsi carico degli insegnamenti del nostro caro ed amatissimo Padre ed essere testimoni esemplari della comunione e del servizio per l’annunzio del Vangelo con una vita di maggiore fedeltà a Cristo e alla Santa Madre Chiesa.


San Pio da Pietrelcina ci guidi affinché possiamo, nella fedeltà a ciò che lui ci ha consegnato, continuare ad essere, con novità di proposte, di gesti e di attenzione, "vivai di fede e focolari di amore".

Augurando a tutti un buon proseguimento dell’anno 2008 vi benedico nel Signore.


+ Domenico D’Ambrosio Arcivescovo

Per 52 giorni la Commissione dei periti, insieme ad alcuni tecnici e alla presenza del Tribunale ecclesiastico, procedeva al trattamento per la conservazione delle reliquie di San Pio da Pietrelcina.

La mattina del 24 aprile 2008, con una solenne Concelebrazione Eucaristica, l’allora Prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi, il Cardinale José Saraiva Martins, apriva il tempo dell’ostensione del corpo dell’amato San Pio da Pietrelcina alla venerazione dei fedeli.

Erano circa 750 mila le prenotazioni di fedeli e pellegrini che chiamavano il centralino del convento di Santa Maria delle Grazie di San Giovanni Rotondo per «prenotare» la visita alle spoglie mortali di San Pio da Pietrelcina

Il corpo di San Pio veniva esposto in una teca di cristallo nella cripta dove si trovava la tomba fino alle fine del 2008.

Il 21 giugno 2009 papa Benedetto XVI giunse a San Giovanni Rotondo in occasione dell’ostensione dll’esposizione delle spoglie mortali di Padre Pio, dopo il processo di esumazione e di ricognizione canonica.

Il Santo Padre, visitò i luoghi di Padre Pio nel convento di Santa Maria delle Grazie.

Durante la Santa Messa nel sagrato della chiesa intitolata a San Pio, ricordò che “I rischi dell’attivismo e della secolarizzazione sono sempre presenti; perciò la mia visita ha anche lo scopo di confermarvi nella fedeltà alla missione ereditata dal vostro amatissimo Padre, guardate al suo esempio, alle sue sofferenze; e invocate la sua intercessione, perché vi ottenga dal Signore la luce e la forza di cui avete bisogno per proseguire la sua stessa missione intrisa di amore per Dio e di carità fraterna”.

Questo il discorso integrale durante la Santa Messa:

Dal  primo giugno 2013 è diventata permanente l'ostensione del corpo di san Pio da Pietrelcina nella chiesa inferiore a lui intitolata a San Giovanni Rotondo.

Il prefetto della Congregazione delle cause dei santi, cardinale Angelo Amato, presiedeva la celebrazione eucaristica per l'inizio dell'esposizione.

La notizia veniva annunciata dall'Ufficio stampa dei Frati minori cappuccini della Provincia religiosa Sant'Angelo e padre Pio.dopo la precedente ostensione dal 24 aprile 2008 al 24 settembre 2009.

Concelebrerava la funzione dell'ostensione l'arcivescovo di Manfredonia-Vieste-San Giovanni Rotondo, monsignor Michele Castoro; l'arcivescovo segretario della medesima Congregazione, monsignor Marcello Bartolucci e numerosi sacerdoti, cappuccini e diocesani.I

l corpo di san Pio da Pietrelcina veniva posto nell'intercapedine del plinto centrale della chiesa inferiore, custodito in un'urna di vetro.